Helicobacter pylori e Urea Breath Test
Nel dicembre 2017 un report pubblicato sulla rivista Gastroenterology ha evidenziato che ben il 56% della popolazione mondiale ha un’infezione da Helicobacter Pylori, un batterio che danneggia lo stomaco, scoperto nel 1983 dall’anatomo-patologo Robin Warren. Si stima che in Italia siano quasi 30 milioni le persone contagiate nonostante la maggior parte di queste ignori di esserlo.
Helicobacter Pylori: un pericolo silente
Questo insidioso batterio, infatti, può restare silente per decenni per poi palesarsi provocando sintomi non sempre facilmente riconducibili all’infezione. Spesso i disturbi che provoca vengono scambiati per gastrite da stress, da disordini alimentari o da reflusso gastro esofageo. Il batterio infatti diminuisce la capacità dello stomaco di produrre muco, rendendolo maggiormente sensibile ai danni provocati dai succhi gastrici e anche alle ulcere.
La difficoltà di ricondurre i sintomi ad una effettiva infezione da Helicobacter pylori rende ormai indispensabile l’esclusione della stessa attraverso l’effettuazione dei test di diagnosi attualmente disponibili.
Che cosa è l’Helicobacter Pylori?
L’Helicobacter Pylori è un batterio il cui nome deriva dalla sua forma a spirale e dalla sua sede preferita, il piloro, ovvero il punto di passaggio tra lo stomaco e l’intestino. Deve la sua importanza al fatto che può colonizzare la mucosa gastrica (cioè il rivestimento dello stomaco umano) poiché la sua particolare conformazione a elica gli consente di penetrare lo strato mucoso più esterno e di ancorarsi a quello che ricopre la parete interna dello stomaco. Il motivo per cui questo batterio si trova solo nello stomaco è che esso vive soltanto in ambiente acido, protetto da uno strato di muco. La resistenza a pH compresi tra 1 e 2 gli è conferita dalla produzione dell’enzima Ureasi che crea intorno al batterio un microambiente compatibile con la sua esistenza.
Infezione da Helicobacter: Sintomi
L’infezione da Helicobacter è spesso asintomatica ma in alcuni casi si manifesta attraverso la comparsa di: -bruciore e gonfiore di stomaco, -eruttazione frequente, -alitosi, -nausea e senso di pienezza, -inappetenza e perdita di peso. I disturbi nascono dal danno che il batterio è in grado di causare al rivestimento di muco che protegge lo stomaco, permettendo così ai potenti acidi gastrici di arrivare alla delicata parete sottostante.
Cosa provoca?
L’infezione da Helicobacter può provocare gastrite o ulcere al livello dello stomaco o del duodeno. A lungo termine, inoltre, l’infezione da Helicobacter pylori è associata a un aumento del rischio di sviluppare due tumori: il linfoma gastrico e il tumore dello stomaco.
Il possibile meccanismo con cui il batterio provoca il cancro sembra essere legato principalmente ad una tossina che, liberata dal batterio, provoca nel tempo uno stato cronico di infiammazione delle cellule della parete gastrica. A lungo termine ciò può favorire lo sviluppo di mutazioni genetiche da cui origina il cancro. E’ stato messo in evidenza però come, di contro, alcuni ceppi di questo stesso microrganismo possano svolgere un ruolo protettivo impedendo che si formino tumori vicino all’ingresso dello stomaco, nella zona del cardias, la valvola che lo mette in comunicazione con l’esofago.
Come si contrae?
La comunità scientifica non ha ancora chiarito la modalità di trasmissione dell’infezione ma pare che il batterio si trasmetta tramite alimenti o acqua contaminati (trasmissione oro-fecale). I batteri vengono trasmessi mangiando o bevendo acqua contaminata con materiale fecale di origine umana o tramite il contatto con feci, vomito o saliva di persone infette. La trasmissione inter-umana dell’Helicobacter non è frequente ed occorre solo in casi particolari. Non è possibile contagiarsi con stoviglie. Spesso il germe ha una diffusione familiare, ma soltanto perché i componenti dello stesso nucleo si infettano dalle stesse fonti: mangiano e bevono le stesse cose e, in caso di contaminazione di queste, si infettano.
Diagnosi di Helicobacter Pylori: test di laboratorio
Per diagnosticare una infezione da Helicobacter esistono sostanzialmente tre tipi di analisi:
- Esame del sangue: uno specifico test da eseguire su campione di sangue può rivelare la presenza di anticorpi contro l’Helicobacter Pylori ma risulta poco usato perché non consente di distinguere tra infezione in corso ed infezione passata.
- Esame delle feci: una buona alternativa è costituita dalla ricerca dell’antigene del batterio nelle feci. In questo caso il paziente deve semplicemente consegnare al laboratorio un campione delle proprie feci sul quale verrà condotto il test specifico, con il vantaggio rispetto all’esame del sangue, di poter rilevare solo le infezioni in corso. Prima di effettuare l’esame è necessario astenersi dall’assunzione di antibiotici o di farmaci contenenti bismuto nelle 2 settimane che precedono il test.
- Urea Breath Test (test del respiro): l’esame del respiro è particolarmente efficace nella diagnosi e viene consigliato soprattutto perché poco invasivo: al paziente viene semplicemente richiesto di soffiare all’interno di una boccetta a digiuno e poi 30 minuti dopo aver bevuto una soluzione preparata (urea marcata). Ciò consentirà di valutare nel respiro la quantità di anidride carbonica marcata, prodotta se è presente il batterio.
Urea Breath Test: preparazione
Per effettuare questo test, è necessario essere a digiuno e non aver fumato da almeno 6 ore. Nelle 4 settimane precedenti evitare di assumere antibiotici e nei 5 giorni precedenti è preferibile non assumere farmaci “inibitori di pompa” (omeprazolo, lansoprazolo e pantoprazolo etc.), H2 antagonisti (cimetidina, ranitidina, famotidina, nizatidina etc.), antiacidi e sucralfato, e alimenti che contengano mais (polenta, prodotti per colazione con cereali misti, pane di mais, etc.).
Queste metodiche non invasive hanno un’accuratezza del 99% e sono consigliate a tutte le persone che hanno una cattiva digestione e meno di 55 anni di età.
Come si cura?
La terapia d’elezione per l’Helicobacter Pylori prevede l’uso di antibiotici e inibitori della pompa gastrica (cioè gastroprotettivi come l’omeprazolo o il pantoprazolo). Poiché è elevato il rischio di resistenza batterica vengono in genere associati due o più antibiotici per un trattamento che può durare dai 7 ai 14 giorni, a seconda dell’approccio scelto.
Molte combinazioni sono state proposte tra le quali una delle principali utilizza due antibiotici: amoxicillina e claritromicina. In alcuni schemi terapeutici viene anche aggiunto un terzo antibiotico, il metronidazolo. È di fondamentale importanza seguire scrupolosamente la prescrizione, nei modi e nei tempi, per la buona riuscita della cura (la cui efficacia varia, a seconda dei casi, dal 70 al 90% circa). Nel caso di insuccesso terapeutico per due volte consecutive è possibile procedere alla biopsia gastrica, con cui isolare il batterio e poter formulare un antibiogramma che guidi il medico nella scelta del protocollo più adatto al singolo caso.
In Italia si calcola che la resistenza al metronidazolo possa verificarsi fino al cinquantacinque per cento dei casi e quella alla claritromicina fino al venti per cento. Lo specialista che ha in cura un paziente con infezione da Helicobacter pylori e resistenze agli antibiotici utilizzati ha la possibilità di inserire nella terapia altre classi di antibiotici, come i fluorochinolonici, pur considerando che anche per questa classe possono verificarsi resistenze. C’è poi un nuovo approccio basato sul fatto che i probiotici hanno un effetto inibitorio sul batterio e vari studi hanno dimostrato la loro efficacia come terapia supplementare a quella composta da antibiotici e inibitori della pompa protonica.
La Quadruplice terapia per Helicobacter Pylori
Oltre a questo è importante un’appropriata soppressione dell’acidità gastrica, senza la quale l’eradicazione del germe è pressochè impossibile. E’ inoltre importante ricordare che da qualche mese è di nuovo disponibile in Italia la cosiddetta quadruplice terapia basata sul bismuto, la terapia più efficace nel trattamento sia di prima linea, sia in pazienti che non hanno risposto al primo trattamento con altre terapie.
La novità terapeutica è una capsula a tripla combinazione fissa che contiene tre sostanze: bismuto subcitrato potassio, metronidazolo e tetraciclina cloridrato che viene assunta in associazione con omeprazolo. Questa terapia a base di bismuto è stata raccomandata dalle linee guida internazionali per il trattamento dell’infezione da Helicobacter nelle zone ad alta e bassa resistenza alla claritromicina e dalle recenti linee guida italiane anche in prima linea. Questa nuova preparazione non ha limiti di efficacia e non è da sottovalutare anche l’importanza della mono pillola; essendo un’unica compressa ci si aspetta una buona aderenza alla terapia. Il paziente dovrà assumere tre pillole per 4 volte al giorno, più due pillole che servono per inibire la secrezione acida in modo tale da rendere ancora più efficace questa combinazione per una durata complessiva della terapia di 7-14 giorni.